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Temat: po włosku

http://www.parentaldeficit.it/
L’uomo è infatti l’unico mammifero che
invia alla prole un segnale ridotto in
termini di frequenza e quantità ed è
soprattutto l’unico che gli urla, lo umilia,
lo percuote e lo violenta sessualmente.
Un modello di relazione nettamente
diverso da quello di tutti gli animali che
genera, nel bambino prima e nell’adulto
poi, una repressione della sua vera
natura sotto la maschera di un “falso Sé”
dietro la quale, tuttavia, persistono il
dolore e la rabbia del bambino non
amato a sufficienza.

http://www.parentaldeficit.it/pdf.aspx?Id=8

...."Człowiek jest jedynym ssakiem, który
wysyła do swojego potomstwa ograniczony sygnał
pod względem częstotliwości i ilości i jest
przede wszystkim jedynym który krzyczy na nie, poniża je, bije i seksualnie wykorzystuje. Model relacji zupełnie inny od wszystkich zwierząt, co doprowadza do tego, że najpierw w dziecku a potem u dorosłego, dochodzi do represji własnej prawdziwej natury pod maską „fałszywego JA” za którą, jednak, cały czas jest ból i gniew dziecka które nie było wystarczająco kochane.."http://www.parentaldeficitSabina Gatti edytował(a) ten post dnia 29.03.11 o godzinie 13:58

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Temat: po włosku

http://mammamia.corriere.it/2011/03/la-verita-proibita...
23/03/2011
La Verità Proibita

Scritto da: Juliet Linley alle 22:21 del 23/03/2011

Cara Juliet,

Volevo condividere alcuni pensieri con te e le tue lettrici/lettori, in seguito ad un convegno tenutosi in questi giorni all'istituto Seraphicum di Roma. Il titolo era “La Verità Proibita” -- cioè quel divieto a riconoscere il trauma infantile; la diffusione della violenza sessuale e gli enormi costi sociali ed economici che tutto questo comporta nel momento in cui i bambini diventano adulti portatori di disagi.

Le sensazioni che ho provato e la consapevolezza che ho acquisito dopo questo convegno, mi hanno portato, fortunatamente, a riflettere su alcuni fattori fondamentali come la crescita sana e sicura di un bambino; le mie debolezze e la reale responsabilità che ogni essere umano dovrebbe avere bene in mente prima di diventare genitore.

Si è parlato di traumi infantili in tutte le forme, dai più gravi come le violenze sessuali a quelli meno evidenti ma comunque responsabili di patologie importanti. E non è stato facile rendersi conto di vivere in una società (e di aver vissuto in una famiglia) dove il peso del conflitto familiare viene spesso attribuito al figlio e dove le difficoltà del figlio dipendono dal fatto che non ha saputo accettare le regole familiari e tollerare l’inevitabile frustrazione connessa alla crescita -- quando invece la causa del disagio va ricercata nel tipo di accudimento che gli esseri umani riservano ai loro figli.

Mi sono pienamente identificata con la teoria del “falso se” secondo cui il dramma del bambino ha origine nella sua capacità di cogliere i bisogni inconsci dei genitori e di adattarvisi, mettendo a tacere i suoi sentimenti più spontanei (la rabbia, l’indignazione, la paura, l’invidia) che risultano inaccettabili ai “grandi”. In tal modo viene soffocato lo sviluppo della personalità più autentica.

Al bambino manca lo spazio in cui potrebbe vivere i suoi sentimenti e le sue sensazioni. Il bambino sviluppa allora quegli atteggiamenti di cui la madre ha bisogno, atteggiamenti che al momento gli salvano la vita (ossia gli assicurano l’ “amore” del padre o della madre) ma che alla lunga gli impediranno di essere sé stesso. In tal caso, i bisogni naturali tipici dell’età del bambino non vengono integrati nella personalità, ma vengono scissi o rimossi.

Prendere coscienza di traumi così grandi mi ha spaventato e successivamente indignato -- e per questo mi ha anche consentito di capire da dove derivano le mie debolezze, le mie lacune e credo veramente che un percorso del genere debba essere compreso e condiviso da tutti al fine di vivere meglio e di crescere figli SANI senza costringerli a dover subire i nostri “mostri” mai affrontati!

Grazie,

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http://mammamia.corriere.it/2011/03/deficit-parentale....
23/03/2011
La Teoria del Deficit Parentale

Scritto da: Juliet Linley alle 21:59 del 23/03/2011

"Negli anni Trenta del secolo scorso, Konrad Lorenz scoprì che i piccoli soggetti a cure parentali si legano ai genitori attraverso l’imprinting e che l’insistenza con cui riguadagnano la distanza da essi, ove si trovino a essere separati, è dovuta all’obbligo di avere salva la vita rispetto ai predatori che attentano alla loro vita.

John Bowlby, trent’anni dopo, estese il concetto ai bambini, chiamando comportamento di attaccamento la tendenza di questi a legarsi e a disperarsi se separati dalle madri e affermò che alcune patologie adulte dipendono dal cattivo esito dell’attaccamento infantile: madri sfuggenti creano figli insicuri.

Alice Miller, negli anni Ottanta, mise in luce che gli adulti della specie umana trattano con freddezza o crudeltà i propri figli in conseguenza del modo in cui essi stessi furono cresciuti e che l’intero ventaglio della patologia psichica, come della delinquenza mondiale, dipende dalla trasmissione trans-generazionale di questi atti ostili inconsci.

La teoria del deficit parentale mette insieme i pezzi, aggiungendo una motivazione darwinistica: gli esseri umani espongono la prole a stress psichico per costituire gruppi coesi e combattivi attraverso le risposte di dipendenza e aggressività attivate dal deficit affettivo. A livello oggettivo questo ha reso l’uomo vincente su ogni altra specie animale e alcuni gruppi umani dominanti sugli altri.

A livello soggettivo ha creato la nevrosi, intesa come conflitto fra motivazioni in contrasto, prima fra tutte quella di ricercare rassicurazione presso lo stesso soggetto che ha ingenerato l’allarme."

Dal sito dell'Associazione per lo studio e la diffusione della Psicologia del Deficit Parental (APDP)

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