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Temat: Natale alla polacca o all'italiana?

Questa è sicuramente una domanda diretta principalmente a chi passa il Natale in Italia (come nel mio caso) o per chi lo passa in compagnia italo-polacca, a prescindere dal luogo in cui ci si trova.

Come (e se) festeggiate? Qual'è il giorno più importante per voi: il 24/12 o il 25/12?

Cenate alla Vigilia di Natale o preferite pranzare il giorno dopo?

Cucinate pierogi e la carpa o forse cotechino o zampone con lenticchie vi attira di più?
Steve Jones

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Com'è il Natale in italia?

Cosa mangiano?

E molto differente del Natale in Polonia?

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Cappelletti in brodo:)
Panettone & Pandoro:)

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Dai Ale, spiega a tutti cosa sono cappelletti, panettoni, pandori.

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Temat: Natale alla polacca o all'italiana?

Ecco la ricetta - CAPPELLETTI IN BRODO:)

Ingredienti:(8/10 persone)

Brodo: 1 cappone (o gallina),1 cipolla, 1 carota, 1 costa di sedano
Sfoglia:
500 gr di farina,
5 uova
Ripieno:
150 gr di polpa di maiale
100 gr di petto di pollo
100 gr di manzo
1 uovo
un cucchiaio di olio extravergine di oliva
150 gr di parmigiano

Preparazione:
Prima di tutto mettete su il brodo: acqua fredda, carne, verdure, sale e fate cuocere per circa due ore. (Ancora meglio se il brodo lo preparate il giorno precedente in modo da asportare facilmente la parte grassa che si solidifica nella pentola riposta in frigorifero o all’esterno).
Preparate, quindi, l'impasto per la sfoglia che farete riposare per 20-30 minuti. In questo intervallo procedete con il ripieno: tritate finemente la carne (o fatelo fare dal macellaio) e cuocetela con il filino di olio per circa 15 minuti. Fate raffreddare, quindi incorporate l'uovo, il parmigiano,il sale e una bella grattatina di noce moscata. Mescolate fino ad ottenere un impasto di una buona consistenza morbida.
Trascorso il tempo di riposo della pasta, tirate una sfoglia piuttosto sottile, tafliatela a strisce prima orizzontali poi verticali, in modo da ottenere dei quadrati di tre-quattro centimetri di lato. Ponete al centro del quadrato una piccola presa di ripieno e piegate il quadrato a triangolo facendo aderire bene gli orli. Ora prendete le punte estreme del triangolo e sovrapponetele stringendole finché non restano ben unite. Fate riposare i cappelletti per un'oretta e cuoceteli nel brodo bollente, precedentemente filtrato, per circa dieci minuti.

Boun appetito e Buon Natale!

Ps. I cappelletti della mia suocera sono buonississimi - ne ho portati 2 kg quest'anno in Polandia;)

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M'hai fatto venire una fame che no ti dico :)

E che ne pensi dei cotechini e zamponi?


Obrazek

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Mmmmmmmm...... buoni buoni:)
C`e tanta roba buona da mangiare!
Gia vedo che dopo le feste dovro faticare il doppio in palestra!;)
Beata Rogalewska

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Ovviamente il giorno piu' importante in Polonia e': 24.12 di sera quando si mangia un sacco di cose deliziose e ben preparate a casa:)
In Italia invece quella sera molto spesso i miei amici passano al ristorante. Poi una cosa speciale e' dividere con la famiglia prima di mangiare "il pane bianco" - oplatek ed augurare Buon Natale:)
Magdalena O.

Magdalena O. Finance Business
Partner,
GlaxoSmithKline

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nel sud c'è un bello costume - si incotra con gli amici o con i parenti e si gioca le carte :)
Elzbieta Donata Buchowska

Elzbieta Donata Buchowska Business Partner
Telecom Italia - Tim

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La storia del panettone
24/12/2008

In questi giorni dovunque vediamo trionfare panettoni e pandori che sono divenuti i veri e propri simboli del Natale.

La cultura gastronomica italiana ha una lunga storia e anche il panettone non è un’invenzione recente ma già i nostri antenati lo apprezzavano.

Il panettone è il dolce tipico natalizio di Milano.

La sua origine è circondata da varie leggende, una di esse riconduce la nascita del panettone all’amore tra un falconiere di Ludovico il Moro, Ugo figlio del condottiero Giacometto degli Atellani, e la figlia di un fornaio Adalgisa.

Per poter vedere la sua bella Ugo decise di farsi assumere come garzone nella bottega del padre di Adalgisa, Toni, i cui affari non andavano bene.

Là inventò il “pan del Toni”, “pangrande” (panettone) infatti per risollevare gli affari aggiunse del burro all’impasto del pane, acquistato grazie alla vendita di due falconi, e creò un pane saporito a cui aggiunse in seguito uova, uvetta e cedro candito.

Il pane ebbe un enorme successo e Ugo e Adalgisa poterono sposarsi.

Un’altra leggenda invece narra del banchetto preparato da un ignoto cuoco alla corte di Ludovico Sforza.

Il lauto pranzo di Natale doveva concludersi con un dolce favoloso, ma il cuoco lo bruciò nel forno.

A salvarlo fu un garzone di nome Toni che aveva preparato un po’ di impasto con uvetta, uova e canditi per poterlo mangiare la sera.

Il dolce improvvisato fu un successo. Un’altra leggenda ancora narra della storia di suor Ughetta che raccolse i poveri ingredienti rimasti in convento per preparare un dolce per le sue sorelle.

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Magdalena Osełka:
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paese che vai, usanza che trovi
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Pandoro di Verona. La storia e la ricetta

Dolce a forma di stella, che per tradizione alla fine dell’Ottocento le famiglie veronesi preparavano a Natale. È molto probabile che nell’ideazione di questo dolce abbiano messo lo zampino anche i pasticcieri austriaci che, a quei tempi, erano largamente impiegati.

La ricetta del pandoro di Verona alle origini

Le origini del pandoro non sono certe.

C’è chi le fa risalire all’Austria dell’Impero Asburgico; sarebbero stati, infatti, i pasticcieri della Casa Reale di Vienna a preparare “l’antenato” del pandoro, rifacendosi al “pane di Vienna”, una variante della pasta brioche francese.

Altri sostengono, invece, che sia originario della Repubblica Veneta del Rinascimento, quando le ricche famiglie patrizie consumavano un dolce chiamato “pan de oro” interamente ricoperto di sottili foglie di oro zecchino. Le ascendenze più certe sembrano, comunque, quelle che lo riconducono al “nadalin”, un dolce a forma di stella, che per tradizione alla fine dell’Ottocento le famiglie veronesi preparavano a Natale. È molto probabile che nell’ideazione di questo dolce abbiano messo lo zampino anche i pasticcieri austriaci che, a quei tempi, erano largamente impiegati nelle pasticcerie più rinomate del centro storico di Verona.

Fin dall’Ottocento il pandoro è stato l’espressione più tipica della produzione dolciaria di Verona; oggi è consumato in tutta Italia ed è diventato, insieme al panettone, uno dei dolci tipici delle festività natalizie. Il nome pandoro descrive perfettamente il colore che ne caratterizza la pasta, il giallo oro, conferitogli dalle uova. La consistenza è soffice e leggera, come la pasta brioche, da cui probabilmente deriva; il sapore è delicato e leggermente profumato di vaniglia.

Del “nadalin” il pandoro conserva ancora oggi la forma stellare. La sua inconfondibile struttura tronco-conica, a grandi costole disposte secondo il tipico disegno di una stella a otto punte, è ottenuta utilizzando uno stampo alto, a forma di piramide tronca, divisa in spicchi ad angolo acuto. Oggi il dolce pandoro di Verona è prodotto su scala industriale ed è venduto prevalentemente nei supermercati (circa il 70/80 per cento). Si deve a questa produzione, vasta e qualificata, se da tipico dolce regionale è diventato un prodotto noto in tutto il Paese. Ma accanto a quella industriale continua a esistere, anzi è in crescita costante, una produzione artigianale molto apprezzata dai consumatori, come dimostra il boom delle vendite, attraverso pasticcerie e laboratori artigianali, che negli ultimi anni sono aumentate più del 20 per cento.

Gli ingredienti
Fior di farina, zucchero, uova, burro, lievito e burro di cacao. Gli ingredienti del pandoro sono semplici, ma per dare buoni risultati è essenziale che siano di primissima qualità. Insieme allo zucchero, bisogna usare farine ben riposate ed equilibrate, burro di pura panna, uova fresche. Per quanto riguarda i dosaggi, con l’esperienza ogni pasticcere può costruirsi la “propria” ricetta, ma nessuna deroga è ammessa per quanto riguarda la tecnica di lavorazione: orari e temperature devono essere scrupolosamente osservati per ottimizzare il risultato.

Come per la pasta brioche e il croissant, la tecnica di lavorazione del pandoro è lunga e complicata: consta di tre fasi di impasto alternate a pause di lievitazione, con orari, tempi e temperature rigidamente prefissati. È difficile dare in poche righe un’idea della complessità di questa procedura; basti ricordare che ci vuole un’intera giornata per preparare tutti gli impasti necessari, facendoli lievitare alle temperature prescritte, e il lievito madre va preparato la sera precedente, fatto riposare tutta la notte e reimpastato la mattina del giorno della lavorazione.

I momenti salienti sono:
• primo impasto con lievito, farina, zucchero, acqua
• secondo impasto (circa due ore e mezzo dopo il primo) con farina, zucchero, tuorli, acqua e con l’aggiunta (a tre quarti della lavorazione) del lievito di rinforzo che è stato preparato nell’intervallo fra un impasto e l’altro
• terzo impasto (circa un’ora e mezza dopo il secondo), il più complesso e delicato, perché realizzato in tre fasi successive intervallate a momenti di pausa, durante le quali vengono incorporate al precedente impasto farina, tuorli, zucchero, acqua, poi burro di cacao e, infine, il burro. La pasta ottenuta, frazionata nei pesi voluti, viene lasciata riposare a 35°C per almeno mezz’ora, quindi collocata negli stampi per la lievitazione che richiederà non meno di 6 ore. Successivamente si passa alla cottura in forno.

Prima della confezione, il pandoro deve essere perfettamente freddo e il raffreddamento può durare dalle 12 alle15 ore.

Variazioni sul tema
In tema di pandoro, la fantasia dei pasticceri si sbizzarrisce ogni anno per realizzare delle “varianti” che, dobbiamo ammetterlo, appaiono spesso di una golosità irresistibile. Si va dalle versioni più semplici (pandoro ricoperto o arricchito di gocce di cioccolato) a quelle farcite con creme al caffè, gianduia, nocciola, tiramisù, zabaione. L’impasto soffice di questa specialità tradizionale è utilizzato anche per comporre preparazioni divertenti e insolite: omini di neve, Papà Natale, igloo, stelle di Natale. Il tutto con l’apporto di glasse, ripieni, farce composte con impasti di gelatina, marmellata, pasta di mandorle, meringa, creme profumate al liquore.

Infine, a tanto lavoro, deve seguire anche una degna presentazione. Ed ecco che l’arte del confezionamento aiuta a offrire questa specialità con una veste elegante che richiama i colori e le atmosfere della ricorrenza. Le aziende specializzate ogni anno suggeriscono idee nuove per poter così presentare un prodotto tradizionale dall’immagine però rinnovata.

Następna dyskusja:

Buon Natale a tutti!!!!




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